DIDATTICA ED INSEGNAMENTO - I DISABILI

Lo studio delle disabilità e quello della didattica hanno molti punti in comune. In entrambi i casi si scende nei dettagli di come l'essere umano si rapporta con la realtà e ne fa fonte di apprendimento e riferimento. Personalmente insegno da anni in un corso per disabili ed oltre all'aspetto umano ed emozionale, uno dei maggiori elementi di studio per me è stato vedere come altri insegnanti si approcciano a tali inusuali discenti. Tale impatto mi dice praticamente tutto sull'insegnante che vedo: i suoi punti di forza, il suo carattere, le sue debolezze, la sua empatia e la sia capacità di infondere negli altri conoscenza ed amore per lo studio.

Uno dei miei punti di partenza nell'insegnamento alle persone è che abbiamo tutti dei limiti nell'apprendere, ad esso associo l'idea che un insegnante deve sempre amare ciò che insegna altrimenti non dovrebbe essere un insegnante. Le disabilità fisiche e/o mentali ricalibrano i limiti ma non cambiano nè il fatto che sia possibile per gli studenti apprendere, nè l'amore che l'insegnante ha per la sua materia. Da questo granitico punto di vista si può parlare di didattica, altrimenti si sta trattando di una versione minima e strumentale dell'argomento (del tipo imparo per fare invece di imparo per essere).

Per finire, poi, è bene segnalare che insegnare e fare didattica seria significa coinvolgersi in un sistema di relazioni e non semplicemente trasmettere nozioni o tecniche e metodi. A livello umano le relazioni non sono mai unidirezionali ed i disabili fanno della bidirezionalità delle relazioni un punto di forza del loro essere, qualcosa che influenza e cambia il loro insegnante. Non è possibili quindi immergersi in esperienze come queste, quale insegnante, senza essere pronti a cambiare e mettersi in discussione. Chi non ha un arto te ne fa scoprire l'esistenza, chi non possiede la capacità di vivere un tempo o uno spazio ti porta ad interrogarti su cosa siano e se veramente hai compreso dove ti trovi ed il tempo in cui vivi.